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mercoledì 15 giugno 2011

USA DICHIARA GUERRA AL MONDO PER LA SUPREMAZIA MONETARIA

In questi articoli viene chiaramente spiegato perchè sono in atto guerre in medioriente quali sono le possibili ragioni al di là del petrolio,al di la dei vari piani nucleari che siano essi civili o militari. Qui si parla di imporre al mondo una cosa che nessuno vuole piu e chi ce l' ha se ne vuole sbarazzare:
IL DOLLARO
L'analisi di William R. Clark autorevole ricercatore americano esperto di petrolio

Sabina Moranti – tratto da “Liberazione”
Peccato che quasi tutti i giornalisti di questo paese si siano messi a lanciare strali invece di verificare notizie e informazioni, rendendo molto più facile il lavoro di quegli specialisti della guerra psicologica che, con classico stile anni Cinquanta, confezionano la "storia ufficiale". Sarebbe bastata un'occhiata alle notizie economiche del momento per dipanare il mistero dello scandalo suscitato dagli slogan del presidente iraniano, sostanzialmente gli stessi da venticinque anni, fatta eccezione per la breve pausa del riformista Khatami. Un mistero che non riguarda i contenuti della propaganda di Ahmadinejad, che utilizza la retorica anti-sionista come unico collante per una società sempre più inquieta, ma le reazioni scandalizzate dell'Occidente. Se i falchi di Teheran inneggiano ancora una volta alla distruzione del piccolo e del grande Satana, scrivevano i giornalisti arabi la scorsa settimana, perché stavolta gli occidentali strepitano? Alcuni commentatori accusavano Ahmadinejad di ingenuità politica ma quasi nessuno mostrava stupore per la ben nota abitudine dei regimi islamici di strumentalizzare la tragedia palestinese quando registrano una crisi di consenso.
Detto questo, quindi, manca qualcosa. Per trovare la notizia, il tassello che potrebbe rendere comprensibile un confuso puzzle di propagande contrapposte, bisogna risalire a qualche mese fa, quando un autorevole ricercatore esperto di petrolio - quel William R. Clark autore di Revisited - The Real Reason for the Upcoming War with Iraq: a Macroeconomic and Geostrategic Analysis of the Unspoken Truth (Le vere ragioni della prossima guerra contro l'Iraq: un'analisi macroeconomica e geostrategica della verità non detta) - puntava l'indice sul prossimo obiettivo. Attenzione, scriveva Clark il 5 agosto scorso, le tensioni geopolitiche fra Stati Uniti e Iran «vanno ben oltre le preoccupazioni per il programma nucleare iraniano, come pubblicamente affermato, ma riguardano molto più plausibilmente il tentativo di Teheran di proporre un sistema di scambio del petrolio basato sul petro-euro». Esattamente come per il conflitto con l'Iraq, scrive Clark, «le operazioni militari contro l'Iran sono strettamente collegate con la macroeconomia e con la sfida alla supremazia del dollaro costituita dall'euro come moneta alternativa per le transazioni petrolifere, una sfida non pubblicizzata ma molto, molto seria». Secondo Clark e numerosi analisti, infatti, più dell'accesso ai pozzi garantito dall'occupazione militare è stata proprio la salvaguardia della supremazia del dollaro all'origine dell'invasione dell'Iraq. Saddam insomma avrebbe firmato la sua condanna a morte non per le sue inesistenti armi di distruzione di massa né tanto meno per i massacri dei civili, quanto per avere deciso di farsi pagare in euro le esportazioni di petrolio. Secondo alcuni insider della Casa Bianca l'operazione Iraq freedom, oltre a stabilire una presenza militare e un governo filo-americano, aveva specificamente l'obiettivo di riconvertire in dollari gli scambi petroliferi iracheni e far passare ai paesi Opec ogni fantasia di transizione all'euro - ovviamente più conveniente in quanto meno svalutato del biglietto verde.
Nel caso dell'Iran, sostiene Clark, la minaccia sarebbe molto più concreta visto che Teheran ha annunciato, per il marzo prossimo, l'apertura di una vera e propria borsa petrolifera alternativa alle uniche due ufficialmente riconosciute, il Nymex di New York e l'Internatonal Petroleum Exchange di Londra, una borsa appunto basata su di un sistema di scambi interamente basato sull'euro e tacitamente appoggiata da altri paesi produttori. Perché sia così grave lo spiega a chiare lettere lo stesso Clark: «Se la borsa iraniana prendesse piede, l'euro potrebbe irrompere definitivamente negli scambi petroliferi. Considerando il livello del debito statunitense e il progetto di dominio globale portato avanti dai neocon, la mossa di Teheran costituisce una minaccia molto seria alla supremazia del dollaro nel mercato petrolifero internazionale».
Dal punto di vista esclusivamente economico e monetario, l'avvio di un sistema in petroeuro è uno sviluppo logico visto che l'Unione europea importa più petrolio dai paesi Opec di quanto non facciano gli Stati Uniti e, di fatto, gli europei pagano il petrolio iraniano in euro già dal 2003. Ma una vera e propria competizione fra le due monete, in una borsa indipendente dai desiderata di Washington ma lasciata in balia della proverbiale mano invisibile, è l'incubo della Federal Reserve perché, come scrive Clark «gli Stati Uniti non potrebbero più continuare a espandere facilmente il credito attraverso i buoni del tesoro e il valore del dollaro crollerebbe». La borsa iraniana sarebbe insomma una tappa fondamentale verso il passaggio dell'Opec dai petrodollari ai petroeuro, passaggio facilitato anche dal comportamento delle banche centrali di due giganti, Russia e Cina, che dal 2003 hanno cominciato ad accumulare la divisa europea.
Non la solita vecchia propaganda anti-sionista, quindi, né tanto meno un programma nucleare che forse, fra una decina d'anni, potrebbe condurre l'Iran alla bomba atomica - ma allora perché non nuclearizzare subito la Corea del Nord? Sono i petroeuro a spaventare gli americani. Ecco perché, dall'autunno del 2004 fino all'estate del 2005, i generali del Pentagono sono stati chiamati a sfornare ogni sorta di simulazioni d'attacco all'Iran; ed ecco perché si sono nel frattempo moltiplicati gli strali contro un regime che non è più antisemita o più brutale di quelli che governano il Pakistan o l'Arabia Saudita.
Il problema dei generali è che, forti dell'esperienza irachena, sono costretti a scartare a priori l'ipotesi soft - quella del cambio di regime - così come un'invasione su larga scala contro il ben più solido e numeroso esercito di Teheran. Ed ecco allora farsi strada svariate ipotesi, tutte abbastanza spaventose ma alcune decisamente agghiaccianti, come quella descritta dall'esperto di intelligence Philip Giraldi su The American Conservative, sotto l'illuminante titolo: "In caso di emergenza, nuclearizzate l'Iran".
Oltre a fornire notizie sulla ripresa dell'intensa attività di pianificazione da parte dei militari, Giraldi rivela che, in caso di un altro attacco terroristico sul suolo americano, l'ufficio del vice-presidente Dick Cheney vuole che il Pentagono sia pronto a lanciare un attacco nucleare contro Teheran, anche se il governo iraniano non risultasse coinvolto con l'attentato. Su istruzioni del vicepresidente il Pentagono ha quindi incaricato il Comando strategico statunitense (Stratcom) di stilare un piano che include appunto un attacco aereo su vasta scala contro obiettivi iraniani, sia con armi convenzionali che con le nucleari tattiche progettate per distruggere i bunker. La domanda è quindi una sola: l'operazione è già cominciata?
 
www.disinformazione.it






L’attuale crisi economica mondiale ha costretto una serie di governi a considerare l’introduzione di una valuta aurea interstatale, scrive sul suo blog l’oligarca minore russo Sterligov.

Da quando la Cina ha annunciato il conio dello yen d’oro, si sono alzate voci sul sistema aureo nel Medio Oriente. Il principale iniziatore del pagamento senza dollari né euro è il leader e guida della rivoluzione in Libia, il colonnello Muammar Gheddafi, il quale ha fatto appello al mondo arabo ed africano per adottare una valuta unica – il dinaro d’oro.

Su questa base finanziaria, il colonnello Gheddafi ha proposto di creare uno stato africano unico con popolazione araba e nero-africana che conti 200 milioni di persone.



L’idea di creare una singola valuta d’oro ed unire i paesi dell’Africa in un potente sistema federale è stata sostenuta attivamente nel corso dell’ultimo anno da una serie di stati arabi e da quasi tutti gli stati africani. Il Sud Africa e la Lega Araba, infestati dalla democrazia, si sono opposti all’idea.

Gli USA e l’UE hanno reagito in maniera molto negativa ad una tale iniziativa. Secondo il “presidente” francese sionista Sarkozy “i libici hanno attaccato la sicurezza finanziaria del genere umano”. I continui appelli del leader della rivoluzione libica hanno prodotto alcuni risultati: Gheddafi ha fatto sempre più passi avanti con lo scopo di creare un’Africa Unita.

Sono stati inventati due falsi motivi per coprire la vera ragione dell’attuale crociata cristiano-sionista contro la Libia: uno ufficiale – “difendere i diritti umani, e l’altro ufficioso – il tentativo di rubare petrolio alla popolazione libica. Entrambi questi motivi non superano l’esame.

La verità è che il colonnello Muammar Gheddafi ha deciso di ripetere i tentativi del generale francese De Gaulle di abbandonare l’uso di quella carta straccia americana chiamata “dollari” e tornare all’oro, cioè sta cercando di attaccare il principale potere della moderna democrazia sionista parassita – il sistema bancario.

Kavkaz Center - Dipartimento di Monitoraggio 

Fonte: http://surf6009.appspot.com   www.comedonchisciotte.org
Link: Link
22.03.2011

traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ROBERTA PAPALEO


 Dominique Strauss-Kahn che ruolo ha in tutto questo..?E possibile che sia stato incastrato...?
Molti, da anni avvertono che prima o poi il dollaro crollerà. Spesso, anche noi abbiamo trattato il tema, avvertendo che il tracollo del dollaro sembra inevitabile ed ormai è solo questione di tempo (Vedasi: articoli “Il destino del dollaro” e “Nuove monete” e le interviste).

Oggi c’è una grandissima novità su questo tema. Il segretario generale del Fondo Monetario Internazionale (FMI), Dominique Strauss-Kahn, in un recente incontro a Washington ha apertamente parlato della necessità di abbandonare il dollaro ed ausipica la sua sostituzione con un paniere di monete da utilizzare negli scambi internazionali. L’unica via, secondo Dominique Strauss-Kahn, per calmare la crisi che viviamo è abbandonare il dollaro. Orbene questa notizia passata sostanzialmente innavertita dai grandi media, con l’eccezione del Guardian di Londra è di una importanza eccezionale. Il FMI, organismo voluto dagli USA e da sempre a totale disposizione del capitale statunitense, oggi sembra cambiare rotta, sembra voltare le spalle al padrone!

Abbandonare il dollaro, come moneta di riferimento mondiale, significa l’inevitabile tracollo degli USA. Le riserve internazionali degli Stati ammontano a migliaia di miliardi di dollari; solamente le banche centrali dei pincipali venti paesi del mondo hanno riserve per circa 10.000 miliardi, la stragrande maggioranza ovviamente in dollari. Che succede se il dollaro smette di essere la moneta di riferimento? Ossia, perchè diciamo che il giorno in cui il dollaro smette di essere la moneta di riferimento è la fine per gli USA? Nel momento in cui il dollaro cesserà di essere la moneta di riserva mondiale, tutti gli stati saranno costretti a vendere i loro dollari ed acquistare la nuova moneta, che potrebbe essere anche più di una, ovvero un paniere di monete. L’immissione sul mercato di migliaia di miliardi di dollari farebbe crollare immediatamente il suo valore. Noi pensiamo che questo succederà sicuramente; è solo questione di tempo!
Quando questo succederà il riflesso sull’economia USA sarà inevitabile e disastroso.
 
FONTE : http://attiliofolliero.blogspot.com/2011/02/verso-il-tramonto-del-dollaro-anche.html

1 commento:

  1. http://attiliofolliero.blogspot.com/2004/02/il-dollaro-leuro-il-petrolio-e.html

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