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mercoledì 4 maggio 2011

FMI + USA = CRIMINALI !!!!!

        
TRADOTTO DA ELENA INTRA
"Avevo 30 anni quando ho subito l'operazione e da allora sono praticamente inutile per lavorare in campagna", afferma Cléofl Neira, 50 anni, dalla porta di casa sua. A Yanguila, un villaggio di poche centinaia di persone vicino alla città di Huancabamba, nel nord del Perù, più di 15 donne hanno subito lo stesso intervento di legatura delle tube. La maggior parte di queste contadine sono rimaste invalide e con pesanti problemi di salute. Ancora oggi continuano a chiedere giustizia alle autorità e hanno anche portato il caso davanti alla Corte interamericana dei diritti umani. Si stanno studiando anche altre vie giudiziarie per costringere lo Stato a risarcire le vittime. "Non volevo sottopormi a questa operazione, non sapevo che non avrei più potuto avere figli, non me l'hanno detto. Sono arrivati qui con promesse di cibo, medicinali, ma alla fine non abbiamo visto altro che dolore", spiega Cléofl, madre di sette figli avuti prima dell'operazione.
"Loro" sta a indicare gli emissari del Ministero della Salute del governo di Alberto Fujimori (1990-2000) che furono inviati sulle montagne delle Ande, tra il 1995 e il 2000 per attuare gli ordini delle autorità: ridurre il tasso di natalità nelle campagne, secondo quanto sosteneva il Fondo Monetario Internazionale. La Banca mondiale aveva fornito fondi per contribuire all'attuazione del programma di pianificazione familiare consistente in interventi chirurgici anticoncezionali volontari. Inoltre, gli Stati Uniti, attraverso US Aid, avevano finanziato il progetto di Fujimori, il quale era libero di agire, forte di una comoda rielezione avvenuta nel 1995.
"Di volontario non c'era nulla. La stragrande maggioranza di queste donne sono state costrette o ingannate con la promessa di avere in cambio qualche chilo di riso o di zucchero", dice Josefa, un'attivista per la difesa dei diritti delle donne. In tutto il Perù, si stima che 300.000 donne sono state vittime di sterilizzazioni forzate. Tutte erano contadine, indigene, povere e analfabete o con scarsa istruzione. "Ogni giorno, un'infermiera sconosciuta veniva per convincerci ad effettuare l'intervento e ci assicurava che potevamo continuare a 'fare figli come cavie', era molto offensivo quello ciò che ci diceva. Alla fine partimmo in cinque, tutto spesato, cibo e viaggio per Huancabamba" racconta Cléofl.
Oggi nessuno dei medici o delle infermiere che hanno eseguito queste operazioni lavora ancora all'ospedale di Huancabamba. "Sono spariti quando abbiamo iniziato a indagare. Il governo li ha portati a Lima e alcuni sono stati dimessi", aggiunge Josefa. Nel 1996 sono emerse le prime testimonianze di donne che avevano subito l'intervento. Organizzazioni come il Comitato dell'America Latina e dei Caraibi per la difesa dei diritti della donna (CLADEM), coordinato da Giulia Tamayo, hanno raccolto informazioni e presentato reclami.
"Un giorno sono andata in ospedale e ho visto 20 donne sdraiate sul pavimento in una pozza di sangue, erano state appena operate. In quel momento è iniziata la lotta per fermare queste azioni criminose", afferma Josefa.
Indossando il tradizionale cappello di paglia, Bacilia Herrera ricorda come se fosse ieri l'intervento. "Sono andata in ospedale perché avevo dei dolori alla schiena, ma all'improvviso mi hanno posto su una barella e hanno iniziato a fare iniezioni. Il giorno dopo mi hanno operata", racconta Bacilia, madre di cinque figli, un numero basso per le zone di montagna, dove le donne arrivano ad averne tra i sette e dieci.
Con l'aiuto del padre e del marito ha cercato di denunciare il fatto, ma né il sindaco né altre autorità hanno dato importanza alla sua testimonianza. "Mi hanno fatto firmare un foglio, che era l'autorizzazione alla sterilizzazione, ma non ho potuto leggerlo. Oggi mi pento di aver firmato", conclude.
Nel suo dramma, Bacilia ha avuto però la fortuna di essere operata dal Dottor Jesús, ora deceduto. "Fortuna" non condivisa dalla maggior parte delle donne che sono state invece operate da infermieri praticanti, i quali avevano altri obiettivi in mente. "Si è scoperto solo più avanti, durante gli interrogatori ai medici, che questi venivano pagati una certa percentuale per ogni donna sterilizzata", ha detto Josefa.
Sono circa 18 le contadine poi morte in seguito alle operazioni. Molte altre hanno avuto conseguenze che si porteranno dietro a vita. "L'operazione era molto veloce, il giorno seguente ci davano un brodo e poi fuori per strada, molte di noi sono tornate a lavorare presso l'azienda agricola come se niente fosse, ma non riuscivamo a muoverci", spiega Cléofl, una delle più colpite dall'operazione a Yanguila. Sette mesi dopo l'intervento è stata ricoverata d'urgenza in ospedale per intensi dolori. I medici le avevano lasciato un filo di sei centimetri nel ventre.
"Adesso sento sempre un bruciore, non posso trasportare legna", dice mostrando la cicatrice rimasta, simile ad un altro ombelico. Come la maggior parte delle donne operate, non può più avere rapporti sessuali con il marito. "Sono fortunata, mio ​​marito non mi ha cacciato", spiega. Molte famiglie sono state distrutte a seguito delle operazioni, perché alcuni mariti hanno lasciato le mogli, giudicate ormai inutili in casa.
Dopo essere state gestite da varie Commissioni per i diritti umani del Parlamento, le indagini sulle sterilizzazioni avvenute all'epoca di Fujimori si trovano ora presso l'Ufficio del Procuratore generale e avanzano lentamente, a quanto pare per la mancanza di risorse. L'organizzazione non governativa Manuela Ramos ha presentato insieme a CLADEM il caso dinanzi alla Corte Interamericana dei diritti umani. Le vittime sono ancora in attesa di un risarcimento, ma il loro destino ora dipende da chi vincerà il ballottaggio alle elezioni presidenziali il prossimo 5 giugno. "Se vince Keiko [la figlia di Fujimori] contro Ollanta Humala, allora non potremo avere giustizia, finiremo per sempre nel dimenticatoio", assicura Cléofl Neira con angoscia.
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Post originale: Esterilizadas a cambio de arroz, di Diane Cambon. Ripreso dalla testata Publico.es

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